“Oggi in ufficio ne ho viste di tutti i colori!”
5 buoni motivi per farti venire il mal di testa in ufficio.
Dialogo tra Manager (M) e Color Consultant Designer (CCD) nell’era del back to office.
M – Oggi in ufficio ne ho viste di tutti i colori!
CCD – Ma dato che i colori non esistono, come hai fatto a “vederli”?
M – Spero sia una battuta ironica la tua
CCD – Sì e no! Sarò più preciso: il colore è una proprietà psicologica dell’esperienza visiva che abbiamo quando guardiamo gli oggetti o la luce, non una proprietà fisica di tali oggetti o di tale luce. Quindi, con quali strumenti hai visto questi colori e da quale punto di vista?
M – Ho gli stessi strumenti che usi tu: gli occhi e gli occhiali, e per quanto riguarda il punto di vista … beh è alquanto soggettivo, … o la tua domanda sostiene una qualche tesi? So che dal mio punto di vista la mia giornata lavorativa è stata stressante, ore davanti al PC a preparare preventivi e rispondere alle email, non ti dico che mal di testa che ho… colleghi poi perennemente irritati e a volte scontrosi, due si sono scontrati in corridoio con il caffe bollente in mano ed un altro è inciampato su una pedana in sala riunioni.
CCD – Parecchia confusione.
M – Sì parecchia, è per quello che ho usato la metafora dei colori. Ma resta solo una metafora, i colori non centrano, è solo un modo di dire.
CCD – Non ne sarei così sicuro. Incominciamo con il tuo mal di testa: descrivimi la postazione dove lavori: hai un tavolo, una sedia, un Pc… dove sono posti? Di che colore sono? Cosa vedi attorno?
M – Sedia ergonomica in pelle nera e una scrivania di design in vetro nero lucido. In vetro nero lucido sono anche le antine della libreria. L’ufficio è un openspace molto soleggiato con vetri divisori. Davanti a me ho il mio MacBook, due poltroncine slim Cassina rigorosamente nere per i colloqui e un muro divisorio con una boiserie in legno scuro antiacustico su parete bianca. Il pavimento rigorosamente bianco in piastrelle di grande formato.
CCD – OK! La situazione è alquanto complessa.
M – L’architetto che ha disegnato gli interni ha cercato di semplificare il più possibile in chiave moderna con uno stile less is more.
CCD – Sì certo ho capito, ma non ha raggiunto l’obbiettivo! Quello dell’equilibrio e del benessere psico-fisiologico dell’ambiente.
M – Ma dove avrebbe sbagliato? Gli arredi e i materiali sono tutti di design e sono costati una cifra.
CCD – Ci credo che sono costati, ma ti elenco almeno 5 problemi che ho rilevato:
1. Ipostimolazione
2. Pavimento bianco
3. Superfici lucide
4. Scrivania nera
5. Boiserie in contrasto
Con l’ipostimolazione si intende una mancanza di cromie, nero e bianco prevalenti non sono tinte cromatiche, manca un equilibrio tra colori caldi e freddi, mancano gli stimoli adatti ad un ufficio. Ci siamo evoluti per milioni di anni in un ambiente in cui bianco e nero non sono mai stati colori prevalenti. Il colore percepito è informazione che è veicolata attraverso la luce. Nel cervello c’è il nostro sistema operativo/percettivo che comanda tutte le periferiche. Perché tutto accada in maniera ottimale, occorre che l’informazione, e cioè il colore, sia ottimale.
M – Ma comunque è stato un trend per anni nella moda e nell’architettura.
CCD – Se la scelta del nero era un messaggio di potere, eleganza e raffinatezza come si nota in molti brand del lusso, negli uffici il nero che prevale non è un colore adatto al raggiungimento del clima di benessere e di performance collettiva.
M – comunque il cliente, cioè il nostro AD, era molto soddisfatto e ha scelto lui stesso assieme al progettista lo stile interior.
CCD – Come Color Designer evitiamo questa trappola: accontentare il cliente nelle sue scelte cromatiche è il passaggio verso il caos. Ma riprendiamo il punto 2: il pavimento
bianco è destabilizzante per la nostra mente, è abbagliante se arriva una fonte diretta di luce solare e forse è il motivo dello scontro tra i due colleghi con il caffè e dell’inciampo sulla pedana da parte di un altro.
M – Caspita, forse hai proprio ragione, è capitato anche a me.
CCD – Il punto 3 sono le superfici lucide: indipendentemente dal colore abbagliano più di una superficie opaca e sembrano più scivolose, quindi distraggono. Anche la boiserie scura che contrasta di netto con la parete bianca (punto 5) è una forte distrazione nella visione periferica quando lavori con il tuo Mac.
M – Quindi anche la mia scrivania in vetro nero temperato, il punto 4, che contrasta con i miei documenti su carta bianca è poco indicata.
CCD – Esatto, tutte queste distrazioni percettive alla fine affaticano inconsapevolmente il lavoro del nostro cervello, ecco forse uno dei motivi principali del tuo mal di testa a fine giornata lavorativa.
Questi fattori molto spesso non vengono considerati nella progettazione degli spazi di lavoro, Il colore è la prima cosa che percepiamo, ma troppo spesso è l’ultima cosa che viene pensata nel processo di progettazione. Ci si preoccupa di più dei sistemi organizzativi: su come funzionano le persone e come si relazionano tra loro.
Spesso il colore è un ripensamento o usato come semplice decorazione. Quindi, se le persone vogliono sentirsi bene, al sicuro, soddisfatte e creative devono anche percepire uno spazio cromaticamente equilibrato in base al tipo di attività che svolgono. In questi casi la progettazione cromatica non è mai soggettiva o arbitraria.
È un flusso cromatico organizzato, un #colorflow.
Federico Perin
Dopo un quadriennio all’accademia di belle arti sotto la guida di Fabrizio Plessi, Crescenzo Del Vecchio e Adriano Baccilieri e una specializzazione nel campo tessile, fa esperienza in una multinazionale come responsabile di produzione nel settore tessuti tecnici sportivi.
È qui che ha maturato una profonda conoscenza delle resine che, tuttora, usa in molte sue opere e nei rivestimenti di interni. È stato docente di tecnologia e disegno tessile negli istituti tecnici di Valdagno e Treviso.
Come consulente ha seguito progetti internazionali e creato ponti culturali per la realizzazione di certification authority in paesi del medio oriente.
È socio di IACC Italia, citata tra le 4 migliori scuole di colore al mondo dalla Fondazione Munsell. Con essa ne condivide i fondamenti e le contaminazioni nel campo dell’arte e dell’architettura. Vive attualmente a Treviso.